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Testo del Codice

Ho ricevuto questa cassa da un uomo che avevo conosciuto nelle Pianure Silenti. Era un tipo di poche parole, il cui nome mi è ignoto. Per una serie di motivi che non starò qui a spiegare, ero stato rapito e abbandonato a morte certa in quella grigia landa desolata e spazzata dai venti.

Dopo aver vagato per giorni, ero sul punto di morire di sete. Stavo per sbattere la testa contro una roccia per accelerare la mia dipartita quando giunse quell'uomo. Aveva con sé una fiaschetta con abbastanza acqua da permettermi di raggiungere la Gran Via Imperiale dal punto in cui ci trovavamo. Da lì, mi disse, avrei potuto trovare la strada per Solas o Perivantium. Si offrì di darmi la fiaschetta se avessi accettato di prendere con me tre oggetti: un frammento di cristallo scintillante, una sfera di bronzo e una cassa con le doghe in ferro, priva di cardini.

Chiesi all'uomo se volesse che consegnassi quegli oggetti. Mi rispose che gli bastava che li portassi con me. Era una richiesta strana, ma ero troppo debole e disperato per rifiutare, così accettai. L'uomo mise gli oggetti in una sacca di pelle, che mi affidò insieme all'acqua.

"E tu?", domandai. Non disse nulla, ma indicò nella direzione dalla quale ero venuto. "Non c'è niente da quella parte", dissi. Mi rispose con un debole sorriso.

Circa un giorno più tardi trovai la Gran Via Imperiale e un carovaniere accettò di portarmi a Perivantium in cambio del grosso frammento scintillante. A Perivantium barattai la sfera di bronzo con dei nuovi abiti e una stanza presso la locanda. Quella notte esaminai la cassa, ma non riuscii ad aprirla. La avvicinai all'orecchio e mi parve di udire un respiro leggero e cadenzato che proveniva dall'interno. La curiosità prese il sopravvento, così mi feci prestare un grosso martello dal proprietario della locanda ma, nel momento stesso in cui il martello toccò la cassa, udii un urlo acuto, che mi penetrò fino in fondo all'anima.

La mattina seguente consegnai la cassa al proprietario della locanda e provai un certo sollievo per essermi liberato di quell'oggetto.

—Una pagina strappata da un misterioso diario, esposta nell'Emporio Nero

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